Sono assente dal mio blog da troppo tempo. Colmiamo il vuoto con tre highlights di stagione.
Il primo è A fury tale di Cristiana Morganti, danzatrice storica di Pina Bausch, più di vent’anni nel Wuppertal Tanztheater, qui al suo terzo lavoro indipendente, un formidabile duetto con le fulve interpreti Breanna O’Mara e Anna Fingerhuth. Un racconto esilarante, poetico, umano. Temi la lotta, la complicità, l’autobiografia, la finzione, il tempo che verrà, la seduzione, la salute, la consapevolezza del corpo. Contrasti al femminile danzati con dinamiche armoniose, appuntite, solitarie, drammatiche, fanciullesche dalle quali non manca il registro verbale nella confessione di sé. Collage musicale allergico alla noia, tagli imprevedibili (che piacere) tra scena e scena. E un segno coreografico ricco di grande danza. Morganti colpisce nel segno con la sua inconfondibile ironia e la capacità di un affondo nelle cose attraverso la leggerezza. Prodotto dal Funaro di Pistoia e dalla stessa Morganti.
dove lo abbiamo visto. Alla Cavallerizza di Reggio Emilia per il Festival APERTO. prossime date. 3, 4 giugno 2017, Wuppertal; 16, 17 giugno al Funaro di Pistoia.
Il secondo è Cold Blood spettacolo in bilico tra cinema e danza firmato dalla coreografa e danzatrice Michèle Anne De Mey e dal regista Jaco Van Dormael. Una sorta di sequel di quel meraviglioso Kiss and Cry che a Torinodanza ci fece scoprire negli anni scorsi le incredibili possibilità delle nanodanze. Duetti danzati dalle dita delle mani in microscenari da fiaba che occupano live lo spazio contemporaneamente alla ripresa sullo schermo. Magia di una visione comparata tra quello che avviene in penombra sulla scena, dove scorgiamo la creazione degli scenari, le telecamere in movimento, l’azione dei danzatori, e la trasformazione sullo schermo. Tema la morte e le sue possibili declinazioni. Un viaggio per riscoprire la passione per la vita. foto Julien Lambert©
dove lo abbiamo visto. Festival Torinodanza, Fonderie Limone di Moncalieri. link teaser. prossime date. dall’8 al 17 marzo 2017 al KVS (FR), Bruxelles.
Il terzo è un classico. Il lago dei cigni nella versione curata da Alexei Ratmansky per il Corpo di Ballo della Scala, coproduzione internazionale tra il Piermarini e l’Opernahaus di Zurigo. Una versione speciale per rifar nascere l’originale di Petipa/Ivanon del 1895. I punti di forza? L’intreccio portante tra gesto pantomimico e balletto, un gesto non posticcio ma fortemente espressivo. E la danza? Non ci sono le gambe estese a 180° tipiche di oggi, che richiedono tempi più lenti, ma incredibili minuzie, rapidissimi passés al polpaccio, deboulés in mezza punta, trascinanti batterie e pirouettes danzate su un Ciaikovskij eseguito in brillante velocità. Un virtuosismo tutto da scoprire che si abbina alle linee arrondate dei port de bras, alle inclinazioni della testa, ai civettuoli épaulements. E poi Odette e le sue compagne cigno con i tutù che sembrano gonne, i capelli raccolti in lunghe code, un danzare che si fa racconto. Un ritorno al passato che diventa un punto di riferimento per il presente. Nell’immagine il 22enne Timofej Andrijashenko con la lirica (braccia e temperamento regali) prima ballerina Nicoletta Manni (foto Brescia e Amisano@Teatro alla Scala) coppia che si alterna con i commoventi Vittoria Valerio e Claudio Coviello, e i giovani Martina Arduino (da seguire) e Nicola Del Freo.
dove lo abbiamo visto. Milano, Teatro alla Scala. dove è in questi giorni. Parigi, Palais des Congrés, 5, 10, 13 novembre (Manni/Andrijashenko), 9, 12 (Valerio/Coviello), 12 pomeriggio (Arduino/Del Freo).