L’incontro con una stella del balletto è un momento speciale per bambini e adolescenti che hanno scelto la danza come loro percorso di crescita. E quando avviene con un’artista di rango nonché generosa e solare qual è Marianela Nuñez, Principal del Royal Ballet di Londra, si può essere certi che nella vita dei giovani tersicorei lascerà un segno.
È successo in questi giorni alla Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala dove Marianela Nuñez è stata invitata dal direttore Frédéric Olivieri a tenere alcune lezioni alle classi femminili più avanzate e a incontrare tutta la scuola. Una bella occasione per intervistarla insieme gli allievi, per ascoltare la sua storia, sentirla rispondere ai ragazzi. Ecco come è andata.
Come ha iniziato a danzare?
«La mia è una storia molto tradizionale. Ho tre fratelli maschi. Mia mamma, stufa del football, felice di avere finalmente anche una femmina, pensò di mandarmi da piccolissima a lezione di balletto. Ero sempre vestita di rosa e ho iniziato a ballare tre anni. A cinque ero certa: voleva diventare una ballerina, una grande ballerina. Studiavo in una piccola scuola nei dintorni di Buenos Aires ed ero assai concentrata. Quando i miei compagni mi sembravano distratti, li sgridavo… Prendevo la cosa molto seriamente. (ride)
La mia maestra disse che avevo talento e che era il caso di mandarmi a studiare nella scuola del Teatro Colón. Avevo otto anni quando entrai. Il corso intero di studi dura dieci anni. Io ne ho fatti cinque perché quando avevo tra i tredici e quattordici anni mi vide Maximiliano Guerra, grandissimo ballerino che è stato più volte anche alla Scala e che mi chiese di ballare con lui. Ero davvero giovanissima! Lasciai la Scuola e cominciai a danzare in compagnia. Sentivo la pressione di questa scelta ma ero anche felice. Guerra è stato un padrino per me. Non solo per l’opportunità che mi ha dato, per l’esperienza che mi ha trasmesso, ma per la cura nei miei riguardi. È ancora lui che mi disse: «hai talento, devi andare a ballare in Europa, o con l’Hamburg Ballett o con il Royal Ballet di Londra». La prima audizione che feci fu con il Royal. Dirigeva la compagnia Anthony Dowell. Mi offrì subito un contratto. Ma quando stavo per firmarlo realizzò che ero troppo giovane! Per entrare in compagnia dovevo avere almeno 16 anni e io ne avevo 15… Mi propose una soluzione: tornare a Scuola per un anno, nella Scuola del Royal, e poi entrare. Accettai».
Sarà stato difficile tornare a studiare a Scuola….
«Sì, ma è stata la scelta migliore. Difficile all’inizio da accettare, ma se mi guardo indietro, che esperienza! Ho imparato la lingua, ho studiato lo stile, la scuola del Royal Ballet mi ha nutrito, è stata la mia famiglia. L’anno dopo sono entrata in compagnia. Un altro grande incontro a diciassette anni. Carlos Acosta doveva danzare Diana e Atteone con Leanne Benjamin, che però si era fatta male. Carlos sapeva la mia storia, chiese di danzare con me. Andò bene e venni promossa first soloist».
Da corpo di ballo a prima solista e poi a Principal…
«Sì, Principal sono diventata nel 2000. Ma ci tengo a segnalare quanto sia importante danzare nel corpo di ballo, cambiare ruolo negli stessi balletti. Al Royal Ballet anche da Principal ho continuato a danzare più parti. Anche in Bella Addormentata a volte faccio Aurora, a volte la Fata dei Lillà e conosco bene tutti i ruoli. Bisogna avere un grande rispetto del corpo di ballo e delle diverse parti. Penso alle fate, che variazioni! Un balletto non è mai fatto solo dalla ballerina principale, la performance è il risultato di un insieme. Capire questo significa avere amore e rispetto per l’arte della danza».
(dagli allievi): Qual è il suo ruolo preferito?
«Impossibile rispondere. È come se fossi una mamma e dovessi dire quale figlio preferisco. Posso solo dire che mi ritengo molto fortunata a poter danzare i grandi classici come Bella Addormentata accanto a coreografie di maestri come Balanchine, Cranko, MacMillan e di artisti più giovani. Quando ho iniziato, siccome ero molto forte tecnicamente, mi proponevano ruoli particolarmente virtuosistici, ma io già desideravo mettermi alla prova anche in parti più emozionali. Adoravo balletti come Romeo e Giulietta, L’Histoire de Manon. Nella mia prima Bajadère feci Gamzatti, ma già avrei voluto danzare la parte drammatica di Nikija. Alla fine ci sono riuscita e oggi nel mio repertorio ci sono ruoli con sfumature e caratteristiche molto diverse».
(dagli allievi): Partner preferiti?
«La partnership è qualcosa quasi di chimico, un’unità che non nasce in scena, ma si sviluppa durante le prove in studio. Ognuno di noi ha il proprio ego, le proprie insicurezze e con il partner deve scattare quella comprensione reciproca che può anche poi diventare una sfida a trovare nel balletto nuove soluzioni. Ancora una volta vi dico che sono stata fortunata. Ho avuto sempre magnifici partner, qui ce n’è uno, Alejandro Parente (Principal del Colón, alla Scuola con Marianela per alcune lezioni ai maschi), o Vadim Muntagirov con cui ballerò a febbraio a Londra Bella Addormentata che sarà anche al cinema in Italia in diretta da Londra il 28 febbraio e in due passi a due agli Arcimboldi nel gala di Roberto Bolle questa settimana».
Tra i tanti balletti che ha interpretato ci sono L’Histoire de Manon che ha appena nominato e di cui c’è anche un breve documentario sul website del Royal Ballet che la vede provare l’ultimo passo a due con Federico Bonelli e l’Onegin di John Cranko che verrà a danzare a settembre alla Scala con Roberto Bolle.
«Principal sono diventata a 20 anni, ma la parte di Manon l’ho danzata la prima volta a trent’anni. Avevo ballato tutte le parti di quel titolo di MacMillan, il corpo di ballo, le prostitute, è stato un viaggio incredibile nel balletto che poi ho danzato come Manon anche per la diretta al cinema del Royal. Un titolo magnifico. Onegin, altro balletto di grande emozione, non l’ho mai danzato con Roberto Bolle: conto i mesi che mancano… ma il balletto lo conosco bene. Tante volte ho danzato la parte di Olga, così la prima volta che ho fatto Tatiana in prova conoscevo già tutto il ruolo. Vivere lo stesso titolo da più punti di vista è davvero un’esperienza preziosa».
(dagli allievi): Cosa ha provato la prima volta che ha danzato sul palcoscenico del Covent Garden?
«Quando sono entrata in compagnia, il Covent Garden era in restauro. Quando è stato riaperto, danzavo Bajadère nel corpo di ballo. Mi ricordo l’emozione prima di entrare e la sensazione di sentirmi vicina al sogno che avevo da bambina».
(dagli allievi): Cos’è per lei essere diventata una Principal?
«Trovare le parole non è facile. Certo mi anima da sempre una grande passione. Sono certa che quando dovrò smettere non troverò qualcosa da amare nello stesso modo della danza. Posso però dire, come Principal, di sentire una grande responsabilità nei confronti dei giovani, dei ballerini appena entrati in compagnia che sono come ero io. Sei un esempio ed è essenziale comunicare l’amore e il rispetto per questa magnifica forma d’arte. Lasciare qualcosa agli altri».
(dagli allievi): Per lei ballerini si nasce o si diventa?
«È veramente difficile rispondere. Magari nasci con un fisico perfetto per la danza, ma non diventerai mai una ballerina, o al contrario hai dei difetti da correggere ma una tale determinazione che ce la fai. Certo se il corpo è dotato, sei avvantaggiato, ma davvero non saprei. La danza è qualcosa che va forse al di là di questa prospettiva. È lavoro e rispetto. È vero però che quando racconto che a cinque anni ero certa di voler diventare una ballerina, non è un cliché, è la verità e me lo ricordo molto bene. Non avevo mai visto un balletto prima dei cinque anni, ma volevo danzare. Quindi forse, chissà, sono nata per la danza. Però ci penso, e forse domani avrò una risposta migliore…»
DOVE VEDERLA DANZARE in Italia: stasera e domani pomeriggio al Teatro degli Arcimboldi di Milano nel gala Roberto Bolle and Friends. Insieme con Vadim Muntagirov del Royal Ballet nei due pas de deux dal terzo atto di Bella Addormentata e Lago dei cigni.
al cinema il 28 febbraio, in diretta dal Covent Garden di Londra con il Royal Ballet. Elenco delle sale su Nexo Digital.
Al Teatro alla Scala, in Onegin con Roberto Bolle, 23, 26, 28 settembre; 12, 18 ottobre.
Ballerina strepitosa ma anche donna garbata , gentile, generosa. Una star umanissima. Non ci si stanca di vederla e rivederla. Le auguro una vita felice. Le sono riconoscente per il messaggio di bellezza, di forza e di umiltà che trasmette. Le mando un fiore virtuale ma straordinario