Manca pochissimo al debutto della nuova, attesissima, Coppélia di Alexei Ratmansky al Teatro alla Scala. L’anteprima giovani è per il 15 dicembre, l’apertura ufficiale della stagione 2023-2024 di balletto è per domenica 17. Il cast, come è ormai tradizione, è lo stesso per le due serate: la nuova étoile Nicoletta Manni è l’arguta, divertita Swanilda, Timofej Andrijashenko è il fidanzato Franz, invaghito scioccamente della bambola Coppélia, Christian Fagetti è il diabolico Coppelius, giocattolaio solitario e avverso al genere umano che vorrebbe infondere l’anima nelle sue creature meccaniche. Con loro un ricco cast di solisti e ballerini del Corpo di Ballo. Direttore dell’Orchestra del Teatro alla Scala Paul Connelly.
Ratmansky, che alla Scala ha già portato in passato le sue magnifiche ricostruzioni filologiche di Bella Addormentata e Lago dei cigni oltre a altri titoli come Concerto DSCH, ha presentato così la sua creazione. «Il libretto originale di Coppélia del 1870 su musica di Léo Delibes era ambientato in Galizia, che è una regione dell’Ucraina, paese dove sono cresciuto. Di fronte alla tragedia che stiamo vivendo dedico il balletto all’Ucraina, per celebrare la vita, con positività, speranza».
Madre russa e padre ucraino, Ratmansky, classe 1968, ha vissuto l’infanzia a Kiev, trasferendosi a Mosca per studiare alla scuola del Bolshoi. Dopo una carriera internazionale come danzatore e coreografo, insieme alla moglie Tat’jana, anche lei ballerina, torna in Russia accettando la proposta di dirigere la compagnia del Bolshoi. Quattro anni di lavoro intenso, di successi ma anche di difficoltà dal 2004 al 2008. Nel 2009, una nuova svolta: Ratmansky lascia il Bolshoi e diventa coreografo residente dell’American Ballet Theatre, con cui continuerà a lavorare fino a quest’anno prima di passare al New York City Ballet.
Con Jérôme Kaplan, autore delle scene e dei costumi della Coppélia scaligera, Ratmansky, che fin dall’inizio della guerra contro l’Ucraina si è dimostrato molto critico nei confronti dell’invasione russa, ha lavorato per omaggiare il paese in cui è cresciuto anche attraverso richiami alle tradizioni popolari ucraine e ai suoi paesaggi.
Ma veniamo agli interpreti. Ratmansky: «Sono felice di essere qui. Ho trovato ballerini motivati, creativi, in grande forma fisica, si sente in loro la disciplina, l’impegno, l’orgoglio del ruolo che hanno». Nicoletta Manni: «È un balletto che manda un messaggio positivo, tecnicamente è molto difficile, ma di grande brillantezza. Sono molto felice di essere tornata a lavorare con Ratmansky. Mi sono completamente affidata a lui, perché è uno di quegli artisti che sa come far fare ai suoi ballerini quello stacco in più che fa la differenza». E aggiunge: «Swanilda è un ruolo divertente, una adoloscente che diventa donna, affronta la gelosia, la complicità con le amiche, l’amore con Franz, la maturità. È un balletto pieno di gag, in cui ritrovo anche piccole cose della nostra quotidianità» conclude l’étoile guardando sorridente il marito e primo ballerino TImofej Andrijashenko, suo partner in Coppélia.
Le fa eco TImofej/Franz: «Mi sono divertito tantissimo, tecnicamente è un balletto difficile, ma è uno spasso da un punto di vista interpretativo. Abbiamo lavorato anche molto bene con il drammaturgo Guillaume Gallienne per trovare il senso a ogni nostro gesto. Spero che lo apprezzerete».
Emozionato Christian Fagetti. «Per Alexei ho un amore artistico, è un coreografo che ha sempre creduto in me. Il mio è un ruolo interpretativo-mimico. Sono il guastafeste della situazione. Coppelius è un uomo più vecchio di me, un inventore, un giocattolaio che non ha grande rispetto per il genere umano. Mi sento anche un po’ un mago, soprattutto nel secondo atto, ma Swanilda mi farà capire che non lo sono».
Ma come Ratmansky, grande cultore della pantomima classica, racconterà la storia? «La parte mimica» spiega ancora Ratmansky «è inglobata nella danza. Ci sono alcuni gesti che vengono dalla pantomima tradizionale, ma nella maggior parte dei casi il racconto è incorporato nella danza. In questo senso è davvero un balletto ricco di pas d’action».
E Hoffmann? «Il lato più oscuro del racconto di Hoffmann, L’uomo della sabbia, da cui partì l’ispirazione del balletto nel 1870 è presente in alcune suggestioni, in particolare nel lato più diabolico di Coppelius» risponde Ratmansky. «A guidarmi però è stata la musica di Delibes, dà veramente la direzione al balletto e al personaggio di Swanilda, una donna che con la sua forza e spontaneità dà una lezione molto attuale all’uomo di oggi».
Teatro alla Scala dal 15 dicembre al 13 gennaio. Cast di tutte le repliche sul sito.