Parigi, 1961. Cinque persone a cena dopo teatro. L’immagine, dal film The White Crow di Ralph Fiennes, ricostruisce un incontro determinante nella famosa tournée in Occidente del Kirov di quell’anno. Da sinistra gli attori rappresentano Rudolf Nureyev (il ballerino ucraino Oleg Ivenko), Claire Motte (l’attrice e cantante Calypso Valois), Claire Saint (Adèle Exarchopoulos nel ruolo dell’amica che svolgerà un ruolo centrale nella richiesta di asilo politico di Nureyev in Francia), Yuri Soloviev (il ballerino del Kirov che divide la stanza d’albergo con Rudi in tournée, interpretato da Sergei Polunin), il futuro coreografo Pierre Lacotte (Raphaël Personnaz). Cena tra ballerini francesi e russi in piena Guerra Fredda, momento di confronto all’insegna della libertà che contribuirà a portare Nureyev in pochi giorni alla scelta decisiva dellla sua vita: restare in Occidente.
Riparliamo di questo film su danzon non solo perché lo abbiamo visto all’anteprima nazionale al Colosseo di Milano per l’inaugurazione di OnDance di e con Roberto Bolle, ma perché è di oggi la notizia diffusa dai distributori Eagle Pictures che l’uscita nelle sale italiane del film è stata anticipata al 27 giugno, un mese prima della data precedentemente annunciata del 27 luglio.
Il film si concentra sui giorni della tournée parigina, facendo viaggiare lo spettatore attraverso un gioco di flashback tra presente e passato nella vita di Nureyev dal 1938 al 1961. La nascita sul treno, l’infanzia poverissima a Ufa, il rapporto con la madre e il padre, il fascino del primo spettacolo di balletto, le prime lezioni di danza squarciano il presente con sequenze dai toni desaturati in cui il bianco e nero ha una sfumatura azzurro fredda, come la neve che avvolge più di una scena. La solitudine incantata di quel bambino al quale la vita avrebbe riservato un destino da outsider (questo il significato in russo del termine “corvo bianco”) respira nel film anche nelle sequenze parigine. Le visite mattutine ai musei ancora vuoti, le passeggiate sulla Senna, anche i momenti di improvvisa intransigenza e antipatia ci riportano al passato e a un percorso di crescita complicato quanto straordinario. Resta negli occhi il giovanissimo Maksimilian Grigoriyev nella parte di Nureyev piccolo, soprattutto nella sequenza finale con il talentuoso bambino a lezione di danza con la sua prima maestra a Ufa.
Più complicato confrontarsi con Nureyev adulto. Riportare in vita quel brivido inconfondibile da tartaro, quelle apparizioni da togliere il fiato per bellezza e unicità è un’impresa titanica. Oleg Ivenko, ottimo ballerino di origine ucraina, ha una buona capacità attoriale e interpretativa che accompagna con credibilità il pubblico attraverso il racconto, anche se il vero Nureyev aleggia sul film con la sua aura di mito inimitabile. Polunin da parte sua ha un ruolo accessorio sotto il profilo narrativo, se pur svetta come è suo solito nei brevi momenti di danza che lo vedono coinvolto.
Fiennes, che si è ritagliato il ruolo del maestro di Nureyev, è un Alexander Pushkin comprensivo che ben ha capito il desiderio di libertà più che politica artistica del suo pupillo. Certo è che di Rudi si innamorano tutti, compresa Xenia, la moglie del celebre maestro, interpretata da Culpa Khamatova.
Il racconto degli anni di scuola a Leningrado è ricco di momenti top, tra scatti di rabbia e stacanovista determinazione del protagonista, partnership famose come quella con Natalia Dudinskaya (nella parte Anna Urban, nata Polikarpova), lezioni di balletto molto ben riprese (coinvolto nella realizzazione del film il coreografo Johann Kobborg).
Il film culmina nella scena dell’aeroporto con la richiesta d’asilo politico. Nell’immagine Rudolf tra Pierre Lacotte e Strizhevsky, l’ufficiale del KGB incaricato di controllare Nureyev a Parigi interpretato da Aleksey Morozov.
A Milano il film è stato presentato dalla produttrice Gabrielle Tana, da Piera Detassis, Editor at large Cinema e Entertainment della rivista Elle, media partner dell’anteprima nazionale di domenica scorsa, e da Roberto Bolle che ha scelto The White Crow per aprire il suo OnDance che culminerà domenica sera con il gran finale in piazza del Duomo.
Bolle ha voluto rimarcare il ruolo rivoluzionario che Nureyev ha avuto nel mondo della danza: «un punto di riferimento, un uomo che ha cercato di andare oltre», un artista fondamentale per la carriera del nostro che ha ricordato quanto sia contato per lui quando Nureyev lo scelse giovanissimo per il ruolo di Tazio in Morte a Venezia.
Giudizio finale? Un film da vedere per ripercorrere o conoscere (per chi sa poco di Nureyev) un momento chiave dell’intreccio tra grande danza e politica degli anni Sessanta.
photo courtesy Eagle Pictures e OnDance.