Verona. Sergei Polunin, Alina Cojocaru. I singoli loro nomi bastano di per sé a mettere in moto l’attesa: se li si è visti danzare in altri ruoli, con altri partner, da soli, si sa che con entrambi è difficile che il balletto sia unicamente un fatto di tecnica. Fragilità e potenza espressi senza filtri, con autentica trasformazione, movimento che si fa parola, dalle variazioni più complesse ai gesti più quotidiani, li distinguono sulle scene internazionali da anni. Al loro primo Romeo e Giulietta ballato insieme manca meno di una settimana: la prima mondiale è all’Arena di Verona il 26 agosto ed è indubbio che di pochi debutti estivi si sia parlato così tanto come di questo a partire dall’ampio servizio da Londra dedicato dalla rivista Danza&Danza (numero ancora in edicola e in versione digitale italiana e inglese via app).
Di Polunin abbiamo scritto più volte su danzon e su il manifesto. Quando abbiamo avuto modo di parlare a lungo con lui la prima volta, in occasione della presentazione a Milano del magnetico film Dancer che gli ha dedicato il regista Steven Cantor, incontrammo una persona che ci spiazzò per cortesia e una sorta di riserbo che contrastava con l’immagine e l’etichetta di “cattivo ragazzo” sparata al mondo. Ai giovani ballerini presenti alla proiezione del suo film all’Anteo consigliò di curare gli affetti innanzitutto. Impressionò.
Polunin è però un artista imprevedibile. In Italia nelle ultime due stagioni ha portato i suoi progetti indipendenti, tra cui il tormentato assolo Sacré (in scena in molte piazze anche questa estate) dedicato a Nijinskij e alla follia del divino danzatore di inizio Novecento. Il debutto in Italia coincise con quel fiume di discutibili esternazioni via social che gli sono costate molte critiche. Poi, vivaddio, silenzio. Lo abbiamo rivisto tutti nel bel film The White Crow di Ralph Fiennes dedicato a Nureyev, ora lo si attende nel nuovo Romeo a Verona. Il balletto è firmato dal coreografo Johan Kobborg, amico di lunga data di Polunin, che ha creato questa nuova versione del capolavoro shakespiriano per Sergei e Alina Cojocaru. Il carisma di Sergei, la sua prestanza coinvolgente nelle partnership è abbastanza indiscutibile… Su danzon con la collega Silvia Poletti scrivemmo dieci ragioni sul perché l’artista ci era piaciuto nella fremente e particolarissima Giselle che danzò nel 2015 alla Scala con quella che sarebbe diventata per un lungo periodo la sua compagna: Natalia Osipova. Chi ha voglia di leggere il decalogo, questo il link.
Ad Alina Cojocaru dedicammo anni fa un documentario con Classica HD: era la protagonista di un altro Romeo e Giulietta, quello di Massimo Moricone, rinato al Globe Theatre di Roma. Ci colpì la sensibilità, la dolcezza, la delicatezza fisica, la passione commovente che esprimeva la sua danza, la sua Giulietta. Allora ci disse: «La danza è un modo di parlare. Raccontiamo la storia con i nostri movimenti, con l’espressione, con il corpo, è un modo di comunicare, è per questo che trovo il mio lavoro meraviglioso, perché chiunque capisce cosa voglio esprimere, e con la danza e con la musica la cui combinazione è così potente».
Da parte sua Polunin affronta con entusiasmo il Romeo e Giulietta con Johan Kobborg e Alina, in linea con il suo desiderio di esplorare con maggiore libertà le possibilità della danza e della coreografia: «È un grande passo avanti per noi: l’obiettivo che ho sempre voluto raggiungere, cioè di produrre il balletto classico lontano dalle compagnie di balletto stabili; qui seguiamo le nostre regole e le nostre idee. In Johan Kobborg vedo il coreografo che può rinnovare l’immagine e il futuro del balletto, pur mantenendolo classico, perché unisce in sé l’approccio moderno al rispetto per la tradizione».
Realizzato dalla piattaforma ideata da Sergei, Polunin Ink, insieme a Show Bees e in collaborazione con Ater, Romeo e Giulietta nasce con un gruppo nutrito di danzatori internazionali tra cui il nostro Valentino Zucchetti, primo ballerino del Royal Ballet di Londra (dove ha danzato a lungo con Sergei), nel ruolo di Mercuzio, e Nikolais Gaifullin nella parte di Tebaldo. Scene di David Umemoto – scultore e visual artist -, musica intramontabile di Prokofiev. Il debutto è nell’ambito della VI edizione del Festival della Bellezza di Verona – I Maestri dello spirito, ispirata a Dante, Mozart e Shakespeare. A lunedì quindi.
photo e video courtesy Show Bees.
Bello e interessante articolo.
Tuttavia perché citare ancora Osipova? Di Polunin ricordiamo molto altro. Questa nuova partnership segna ulteriori nuove aperture.
Inoltre, se non erro, Valentino Zucchetti è primo solista non è ancora primo ballerino al RB.
Cara Sara, certo che Valentino è first soloist, rango che in Italia corrisponde a primo ballerino, come Principal a étoile. Quanto a Osipova: quella Giselle scaligera con Polunin fu assai interessante per l’impatto che ebbe e per Polunin in Italia. Quindi perché non citarla? Le importanti partnership del passato non ci tolgono nulla all’attesa di quelle del presente! Che ora l’attenzione sia per Sergei e Alina è fuor di dubbio: sul perché si ha voglia di vedere in scena la loro partnership non a caso ho scritto il pezzo. Sono due grandi artisti.